Spesso mi sono chiesta cosa vorrebbe dire alzarsi una mattina ed essere uomo. Oltre ad avere numerosi vantaggi dato la situazione ormonale stabile, la mancanza del periodo della luna, la facilità con cui liberarsi di un impellente bisogno di urinare e la fortuna di non dover mettere al mondo nessuno con atroci dolori, mi si è accesa un’altra lampadina in testa.

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Cosa direi alla me uomo se fossi implicato in una storia (semi)sentimentale?

Gli direi di CHIAMARLA. Niente messaggini istantanei e preimpostati del buongiorno e della buonanotte, niente foto o note vocali. Una chiamata. Digitare il suo numero, premere il tasto verde e provare l’ebrezza di telefonarle con il leggero imbarazzo e il divertente dubbio di non sapere come iniziare la conversazione. E ascoltare la sua voce che si finge impegnata. Provare di nuovo anche se si trova occupato. Ritrovarsi a sorridere alla schermata del cellulare dopo aver terminato la chiacchierata con lei.

Gli direi di STUPIRLA. Basta con la comfort zone, le donne vengono conquistate perché vedono in te qualcosa che in altre persone non vedono. Non creare il falso mito di una frase detta a metà sulla quale lei farà costruzioni insensate insieme alle sue amiche, sii dirompente come un fiume in piena. Spiazzala con un gesto, che sì, ti era venuto in mente da tanto tempo, ma, no, non avevi trovato il coraggio di fare.

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Gli direi di ASCOLTARLA. Niente è più sensuale di un uomo che oltre alla tua taglia di reggiseno, ricorda anche un tuo pensiero, una tua frase, una tua piccola impressione detta così, anche solo una volta, mentre passeggiavate assieme di domenica pomeriggio. Nulla è più eccitante di un uomo che sa chi ha di fronte perché non ha letto le recensioni del giorno dopo, ma ha guardato l’intero film con i pop corn in mano.

Gli direi di FARLA SORRIDERE. Caspiterina, la vita è già amara così. Perché oltretutto essere pesanti come il piombo e avere lo stesso umorismo stridente di un paio di unghie ben grattate su una lavagna pulita?!

Gli direi di AMARE IL SUO MONDO. Amare solo lei sarebbe troppo facile, ma dietro ogni persona si nasconde un piccolo mondo, una valigia che con gli anni si fa sempre più pesante. Bisogna amarla quando è ancora tutta stropicciata dal sonno e dalla stanchezza, quando una ferita torna a sanguinare, quando batte i piedi a terra per cose futili, perché vuol dire che dietro c’è un motivo nascosto, quando è presa dalle sue stranezze, quando si ritrova a fissare il vuoto pensando a chissà che,  quando si vede quel rotolino proprio lì sul fianco, quando pensa di essere la pecora nera della famiglia, quando vuole fare la donna manager so tutto io, quando tenta di divincolarsi dall’amore perché ne ha paura. Amare quel mondo è tutta altra cosa.

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Gli dire di imparare a DIRE ADDIO. L’amore, come anche l’infatuazione e l’interesse possono svanire. E, ora che abbiamo capito le bugie raccontateci dalla Disney, di questo concetto abbiamo afferrato il senso. Una persona merita un addio dignitoso. Inutile eclissarsi, sparire, latitare, ingannare, mentire spudoratamente. Prenderei spunto da Rhett di “Via col vento”. Lui aveva capito che doveva dire addio a quel cumulo di emozioni, orgoglio che era Rossella O’hara, ormai diventata peggio di una bambina capricciosa e lamentosa. Ma lui non sparisce, la sua uscita trionfale la fa, la verità dissacrante gliela sbatte dritta in faccia. “Francamente me ne infischio”. Ecco, preferirei un’uscita così se fossi uomo, piuttosto che la vigliacca latitanza per uscir fuori dal rifugio e ri-contattarti nei periodi magra.

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Gli direi di RISPETTARE LE SUE DEBOLEZZE. Non userei le sue fragilità come un’arma tagliente per trafiggerle l’autostima. Cercherei di utilizzarle come un pennello per colorarle la giornata. Perché se sono grande e grosso, posso curare quei piccoli nei che tanto la fanno soffrire.

Gli direi che il  CORPO FEMMINILE È COMPLICATO. Santa pace, l’alchimia non si costruisce dal nulla, questo sì, ma non bisogna far finta che il suo corpo sia come un joystick della playstation, spingo i tasti e faccio esplodere una bomba. Non funziona così, bisogna giocare con la sua mente e risvegliare i sensi sopiti. Bisogna ascoltare tutto di lei, ogni minimo respiro e brivido. Il gioco è proprio lì. Non bisogna certo bighellonare fingendosi il virulento maschio alfa. L’amore è un gioco a due.

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Soprattutto gli direi di mettere LA SUA MENTE A NUDO. E’ facile togliersi i vestiti, il difficile è aprire le stanze della propria mente, anche quelle serrate con un lucchetto. Nelle donne vi è una componente maschile (quella dose di menefreghismo, di analisi razionale, di progettazione, di serate con pantaloni sbottonati e rutto libero), ma anche negli uomini vi è una componente femminile e non bisogna vergognarsene. Questo nostro modo di essere ci rende unici ed è inutile nascondere una parte di noi nel ripostiglio a prendere la polvere. Quindi, sì, gli direi di mostrarle anche queste cose: le sue paure, i suoi sentimenti, le incertezze, il timore di non essere abbastanza.

Perché non c’è niente di più umano e vero.

Perché non c’è niente che terrorizzi di più una persona.

Perché oltrepassato questo c’è il coraggio di chi ama e non di chi distrugge.

S’i fosse foco arderei ‘l mondo.

S’i fosse uomo amerei ‘l (tuo) mondo.